Introduzione alla tonalità
Una delle cose più belle della musica è che si può godere di essa senza sforzo di comprensione: difficilmente è possibile far lo stesso con un film o un libro in una lingua a noi sconosciuta ad esempio. Se si è curiosi di individuare strutture comuni alla musica di proprio gradimento, male non farà di certo sporcarsi le mani - o meglio le orecchie - con qualche elemento di teoria musicale.
Premessa fondamentale: la si chiama teoria musicale e le si dona una vestaglia accademica ed elitista che assai poco favore le reca. Dovrebbe chiamarsi semplicemente conoscenza musicale, perché essa descrive la musica già esistente e non stabilisce alcuna norma su come scrivere quella futura! Oltretutto la musica puramente teoria e non quindi ascoltabile non servirebbe a granché, visto che essa si è sviluppata in funzione del gradimento della specie umana e delle sue particolari qualità anatomiche - i cani, le balene e i pipistrelli suonerebbero in maniera assai diversa di come lo facciamo noi, mentre gli uccelli sono di quanto più vicino ad un flauto possiamo ascoltare in natura, specie i merli!
Premessa altrettanto fondamentale: non esiste una teoria musicale universale. Essa si adatta al periodo storico e geografico di interesse e soprattutto al genere. Applicare il basso figurato al jazz non funziona granché, così come guardare la polifonia rinascimentale attraverso la lente del blues e del rock. Il concetto iniziale di questi appunti per fortuna si sposa assai bene con moltissima della musica classica e leggera con cui siamo cresciuti ed è quindi un ottimo punto di partenza da cui poi si può deviare verso altri stili musicali.
Cenni preliminari
Un paio di definizioni e si parte!
Accordo
Per accordo si intende la contemporaneità di tre o più note. Gli accordi vengono nominati secondo la loro nota di base o fondamentale ed una qualità tra maggiore, minore, diminuito ed aumentato. Per ora ci interesseremo solo degli accordi di tre note o triadi. Una triade è individuata univocamente da tre note a prescindere dall'ordine in cui esse appaiano.
Importante: le tre note di una triade si chiamano nota di base (o root note in gergo sassone), terza e quinta. Perché non prima seconda e terza scusa? Capiremo presto il perché, per adesso tenetelo a mente e guardate un paio di esempi:
Nome | Root | Terza | Quinta |
---|---|---|---|
Do maggiore | Do | Mi | Sol |
Do minore | Do | Mib | Sol |
La maggiore | La | Do# | Mi |
La minore | La | Do | Mi |
A livello teorico ci si riferisce agli accordi come gruppi di note e non si dà alcuna indicazione di esecuzione. In contesto pratico invece le note di un accordo possono suonarsi tutte assieme o in sequenza, in tal caso si parla di arpeggio. L'arpeggio permette agli strumenti monofonici come i fiati o la voce umana di descrivere un'armonia, cosa affatto banale! Ultima cosa per adesso, la nota più bassa che appare in una triade non è detto sia la fondamentale: in tal caso si parla di inversione dell'accordo, ed una triade ne possiede due oltre alla posizione fondamentale.
Altrettanto importante: il raddoppio di eventuali note della triade non cambia la natura dell'accordo suonato, ad esempio Do-Mi-Sol-Do è un accordo di Do maggiore, con due Do suonati ad ottave diverse.
Intervallo
Un intervallo misura la distanza in altezza tra due note date. La teoria degli intervalli sa essere pedante, ma bisogna conoscerla. Similmente agli accordi, gli intervalli si definiscono con un aggettivo ordinale declinato al femminile ed una qualità tra maggiore, minore, giusta, diminuita ed aumentata.
In musica troverete di continuo frasi come tra Do e Sol c'è un intervallo di quinta giusta, o tra La e Do c'è una terza minore (senza star a ripetere intervallo ogni volta). Gli intervalli hanno una direzione, e.g. Do-Mi è una terza maggiore, ma Mi-Do è una sesta minore! Perché terza o sesta, minore o maggiore, sarà chiaro a breve.
Importantissimo: gli intervalli vanno sentiti sotto le mani, specie sul pianoforte. Ti dico armonizziamo sto passaggio per seste, e tac devi già mettere la mano in un certo modo. La teoria fine a se stessa non serve a nulla, ricorda!
Tonalità di un brano
La definizione di tonalità è relativamente circolare: un brano si dice ad esempio essere nella tonalità di Do maggiore se esso inizia e finisce con tale accordo, e al suo interno presenza relazioni e passaggi tipici della tonalità di do maggiore, e.g. Re- / Sol7 / Do.
Soprattutto se terminare il brano (o una sezione di esso) sull'accordo tonale ci dà una sensazione di conclusione e non di sospensione alcuna. Tutti questi concetti sono puramente soggettivi e autoreferenziali quindi non dedicherei altro tempo a stabilire cosa ammansisca e cosa inquieti l'ascoltatore: la questione è che non è in fondo così importante conoscere la tonalità di un brano, se non per attivare i simboli della nostra memoria relativi appunto alle frasi e al linguaggio di tale tonalità.
Esempio pratico, ti dicono suoniamo un blues in Mi maggiore, e tu già sai che accordi dovrai suonare e che tasti pigiare o corde pizzicare. Se non devi suonare o cantare nulla invece puoi tranquillamente ignorare la tonalità di un brano, a meno che non conosca la frequenza di risonanza dei tuoi cristalli di Boemia e voglia pertanto proteggerli da potenziali pericoli.
Importante: importantissimo anzi, che il brano sia in una determinata tonalità non implica che solo le note di tale tonalità siano presenti nella composizione, anzi. Nella musica tonale (temperata) è relativamente frequente incontrare tutte e dodici le note tra visite alla tonalità della dominante, alla relativa minore e alla parallela minore!
Scala musicale
Per scala musicale si intende una collezione di note ordinata per altezza in senso ascendente. Esistono scale di cinque, sei, sette o più suoni. Le più comuni sono le scale eptatoniche come quella maggiore o minore, ma assai comuni sono quelle pentatoniche (cinque suoni) o esatonali (sei suoni) come quella blues o quella whole-tone. Ottatoniche ne abbiamo? Come no, la scala bebop ad esempio! Ascoltiamo la scala più nota, che sarà già familiare ai più:
A voi la scala di Do maggiore, o scala maggiore di Do se preferite. Scala di Do perché parte e finisce con tale nota, maggiore perché lo vedremo a brevissimo.
Le note delle scale minori e maggiori si chiamano gradi della scala e sono chiamati con un ordinale o con un nome specifico (e.g. primo grado o tonica, terzo grado o mediante, quinto grado o dominante). Vedremo in dettaglio in seguito.
Le scale si possono estendere su ottave successive a livello esecutivo, questo non ne cambia né la definizione né la natura:
Importante: vedremo che scala e tonalità non coincidono, per quanto possano avere molto in comune. Questo è un discorso tanto articolato quanto fine a se stesso: la conoscenza delle scale serve ad arricchire le possibilità di evocare questo o quel sentimento o immagine e non a etichettare la caratteristica di una composizione. Ad esempio la prima Gnossienne di Erik Satie è in Fa minore perché è pressoché tutto un Fa minore alla mano sinistra, inizio e fine soprattutto, ma la mano destra visita un sacco di note fuori tonalità! Tale contrasto contribuisce all'atmosfera misteriosa del brano.
I tasti bianchi del pianoforte
Ragazzi, le basi di teoria si imparano al pianoforte, poco ce ne vogliano i chitarristi o i violinisti. Chiunque può prendere un Do maggiore su una tastiera! Pollice destro sul tasto bianco prima dei due tasti neri, medio due tasti bianchi dopo, mignolo due tasti dopo ancora: Do-Mi-Sol! In bocca al lupo a far lo stesso con una chitarra al primo colpo.
Non c'è niente di particolarmente speciale riguardo al Do maggiore, è semplicemente la collezione di note più facile da individuare sullo strumento e da leggere sul pentagramma visto che non contiene alcuna alterazione.
Ascoltiamo finalmente un paio di esempi di robe in Do maggiore sicuramente già noti:
Nel caso di Vivaldi e Gino Paoli i brani sono stati trasposti per agevolare la lettura: tra le proprietà della musica infatti vi è quella di poter conservare il proprio carattere anche se innalzata o abbassata tutta di un certo intervallo.
Gli estratti presentati hanno tutti in comune appunto l'essere suonabili sui soli tasti bianchi. I tasti bianchi, se suonati in successione a partire da un Do qualsiasi e sino a un Do successivo , offrono la sequenza Do Re Mi Fa Sol La Si Do: signore e signori, la scala di Do maggiore! È un suono così naturale (la scala maggiore in generale, non quella di Do in particolare), figlia legittima della consonanza degli intervalli che la costituiscono. Interrompo sul nascere l'elegia alle vibrazioni: specie su un pianoforte gli intervalli tra le note non sono puri bensì un compromesso che permetta una convivenza accettabile di tutte e dodici le note presenti nell'ottava, ma questo è un discorso che affronteremo forse in seguito.
Il nostro obiettivo è ora quello di creare uno stretto sodalizio tra le nostre orecchie, le nostre mani e la nostra testa. Via le zampe dalle recchie, un sodalizio figurato intendo! Tutte le definizioni che incontreremo devo aiutarci a suonare meglio, cantare meglio e riconoscere gli elementi nella musica che ci piace e che vogliamo eseguire.
Minore contro maggiore
Questi due termini appaiono di continuo e non possiamo ancora darne una definizione rigorosa né per quanto riguarda gli intervalli né per quanto riguarda gli accordi o le scale. Iniziamo con delle piccole osservazioni tastiera alla mano:
- Do-Mi: intervallo di terza maggiore;
- Do-Mib: intervallo di terza minore.
Abbiamo dovuto invitare un tasto nero (il Mi bemolle) per sentire subito la forte differenza sonora. Tenendo fissa la nota più grave, il Do in questo caso, sentite come è totalmente diverso l'effetto? Contiamo i tasti di distanza tra Do e Mi, saltando la nota di partenza ed includendo quelli neri eventuali:
- Do-Mi: Do#, Re, Re# (o Mi bemolle, poi vediamo perché...), Mi: quattro tasti;
- Do-Mib: Do#, Re, Mi bemolle: tre tasti.
La distanza tra due tasti contigui del pianoforte, ad esempio tra Do e Do# si chiama semitono. Due semitoni formano un tono. Tra Do e Re ad esempio c'è un tono di distanza. Noterete che tra due coppie di tasti bianchi del pianoforte manca il tasto nero, parliamo di Mi/Fa e Si/Do. Tra essi c'è appunto ancora un semitono di distanza.
Ragazzi tutta sta manfrina dei semitoni e dei toni e dei tasti bianchi e neri può essere l'inizio del vostro incubo se gli data troppa importanza. È una cosa molto facile da assimilare se SUONATE! Il pianoforte è fatto così perché la musica è fatta così. Alla gente piace la musica basata sulle scale eptatoniche come quella maggiore e minore, che sono configurate da tale sequenza di note coi semitoni messi così, di qui l'apparente asimmetria del paesaggio della tastiera.
Vediamo al volo come gli accordi possono essere maggiori o minori:
Il primo accordo di ogni coppia è maggiore (La e Do rispettivamente), ognuno seguito dal corrispettivo accordo minore. Vedremo presto perché si chiamano così, per adesso potete già fare delle osservazioni su quali delle tre note abbiano in comune e quale diversa, e che intervallo ci sia tra la nota di base dell'accordo e quest'ultima.
Anche le scale
La formula della scala maggiore
Se ci fidiamo che tasti bianchi da Do a Do costituiscono la scala di Do maggiore, e non avremmo motivo di non farlo, possiamo ricavare la struttura intervallica della scala maggiore in generale:
Note | Distanza |
---|---|
Do-Re | Tono |
Re-Mi | Tono |
Mi-Fa | Semitono |
Fa-Sol | Tono |
Sol-La | Tono |
La-Si | Tono |
Si-Do | Semitono |
Chiunque abbia studiato musica anche solo a livello elementare ricorderà la cantilena due toni, un semitono, tre toni, un semitono, abbreviata in TTS-TTTS. Beh è proprio così, e non c'è granché da aggiungere. Data tale formula potete suonare (e sottolineo SUONARE, a lavoro!) la scala maggiore a partire da qualsiasi nota data, ad esempio da Re:
Note | Distanza |
---|---|
Re-Mi | Tono |
Mi-Fa# | Tono (se suonassimo Fa naturale sarebbe semitono e non suonerebbe maggiore, provate!) |
Fa#-Sol | Semitono |
Sol-La | Tono |
La-Si | Tono |
Si-Do# | Tono (vedi sopra) |
Do#-Re | Semitono (vedi sopra ancora) |
Per mantenere la stessa sonorità della scala maggiore partendo stavolta da Re, dobbiamo visitare due tasti neri (Fa# e Do#). Appena vedremo il circolo delle quinte sarà chiaro perché proprio Do e Fa appaiano alterati.
L'accordo di tonica
Restiamo sulla scala di Do maggiore. Suoniamo Do, Mi e Sol assieme o in sequenza, come scritto all'esordio. Bravissimi, avete appena suonato l'accordo di Do maggiore! Per la precisione, la triade di Do maggiore in posizione fondamentale.
Ricavare le triadi nella scala di Do maggiore sul pianoforte è molto semplice: si mettono tutte e cinque le ditine sante una dopo l'altra a partire dalla nota che ci interessa, e poi si schiacciano pollice, medio e mignolo. O se preferite si suona nota sì / nota no fino a raggiungere tre note, con le dita che preferite o anche col naso, purché resti il medesimo rapporto.
Se vi avventurate con altri accordi oltre il Do maggiore, noterete che quelli costruiti sul Fa e sul Sol suonano molto simili, mentre quelli sul Re, Mi e La hanno un carattere diverso, per non parlare di quello costruito sul Si! Presto vedremo come e perché le triadi di tasti bianchi partendo da Do, Fa e Sol sono accordi maggiori, quelli su Re, Mi e La sono minori e quella sul Si è diminuita.
Torniamo al Do maggiore ed ascoltiamo alcune delle sonorità ottenibili sul pianoforte combinando solo tali tre note su diverse ottave e raddoppiandone alcune all'evenienza:
A questo ci serve principalmente la teoria musicale: ti dicono Do maggiore e tu puoi suonarlo in mille modi, restando comunque Do maggiore. Concentriamoci sulle qualità oggettive dei diversi esempi:
# | Tipo | Descrizione |
---|---|---|
1 | Posizione fondamentale | Do-Mi-Sol a partire dal Do centrale, più semplice di così non si può. Visto che il Do è la nota più grave tra quelle suonate, si parla di accordo in prima posizione o posizione fondamentale. |
2, 3 | Inversioni | Abbiamo Mi-Sol-Do e Sol-Do-Mi, rispettivamente prima e seconda inversione dell'accordo di Do maggiore. La prima inversione ha la terza al basso, la seconda ha la quinta. Imparate le inversioni a memoria sin da ora, di tutti gli accordi! Soprattutto, imparate a suonarle ed attivate immediatamente le corrispondenti diteggiature al solo pensiero. |
4 | Accordo aperto | Abbiamo Do-Sol-Mi, sempre di un Do maggiore si parla. Se la distanza tra la nota più grave e quella più acuta di un accordo (a prescindere da eventuali inversioni) è più grande di un ottava, parliamo di accordo aperto, altresì di accordo chiuso. |
5 | Accordo a due mani | Le cose iniziano a farsi interessanti: abbiamo Do-Sol alla mano sinistra, e Mi-Do alla mano destra. Vediamo come possiamo raddoppiare il Do senza che l'accordo cambi nome. Divertitevi a trovare altre coppie di note interessanti per suonare un Do maggiore. Osservate come la configurazione proposta ha i Do al basso e al canto, conferendo massima stabilità all'accordo suonato. |
6, 7 | Inversioni su due mani | Abbiamo prima un ottava di Sol al basso, e Sol-Do-Mi alla mano destra, poi ottava di Mi e Do-Mi-Sol. |
Importantissimo: per stabilire l'eventuale inversione di un accordo si prende in considerazione la nota più grave suonata da tutti gli strumenti / mani. In questo caso è il Sol grave ed abbiamo quindi un Do maggiore in seconda inversione. Se ci limitiamo alla sola mano destra avremmo anche lì un Do in seconda inversione e va bene, ma nell'esempio successivo abbiamo Mi al basso e quindi Do in prima inversione, e poco conta il Do-Mi-Sol alla mano destra: vince sempre il Mi grave.
Notate poi come le ottave e le quinte al basso siamo stabili sia fisicamente che acusticamente. Non vuol dire che le terze o le seste o le seconde non si suonino al basso, anzi. Ma nel dubbio, specie nell'accompagnamento della musica leggera, una bella ottava alla mano sinistra funziona sempre. Nel jazz un po' di meno, lì vorrete alternare prima settima e prima terza, ma pure lì bisognerebbe parlarne...lasciamo perdere per adesso.
L'accordo di dominante
Il quinto grado della scala maggiore (e minore già che ci siamo) si chiama dominante. Nel caso di Do maggiore il quinto grado è il Sol, e la triade corrispondente all'interno della scala è Sol-Si-Re, l'accordo di Sol maggiore. Ascoltiamolo:
Niente di particolarmente diverso dal Do maggiore: solo tasti bianchi, inversioni, poi suonato col l'ottava al basso e il Sol ancora al canto. Ascoltiamo invece come suona il Sol prima e dopo del Do:
Suona familiare no? L'avrete sentito in migliaia di brani, sia all'inizio che alla fine che in qualsiasi punto intermedio. In particolare la sequenza Sol maggiore - Do maggiore è una cadenza. Per cadenza si intende una sequenza armonica e/o melodica che termini una frase musicale, e due accordi entrano perfettamente nella definizione. E proprio in ambito di perfezione rimaniamo, perché la sequenza di un accordo di dominante seguito dall'accordo di tonica, in cui la nota più grave e quella più acuta siano proprio la tonica si chiama cadenza perfetta. Esistono altre cadenze (interrotta, plagale, ingannevole...) ma non stiamo a perderci tempo ora.
La cadenza è alla base della tonalità, o meglio la tonalità è costruita intorno alle cadenze. Come detto in precedenza, spesso le definizioni in musica sono circolari: alla gente piace qualcosa e la usa parecchio e le si à un nome, tutto qui. L'idea di tonalità dice che se suono Do maggiore, poi Sol maggiore, poi Do di nuovo, sto trasmettendo l'intento che il Do sia l'accordo stabile del brano, la casa base, chiamatelo come vi pare, e si dice quindi che il brano è nella tonalità di Do maggiore.
Osserviamo come nella cadenza sopra abbiamo suonato il Sol con il Si al canto, seguito dal Do. La scelta non è casuale, perché alla musica tonale piace tanto questo movimento dalla settimana nota della scala maggiore corrispondente a quella successiva cioè di nuovo la tonica. Vedremo che il settimo grado della scala si chiama sensibile (o leading tone in gergo sassone). Tra la sensibile e la tonica c'è un semitono di distanza, importantissimo.
Esistono tante tonalità quante sono le note, provare per credere:
Sentite come è la stessa idea musicale del Do-Sol-Do? Stavolta abbiamo suonato La-Mi-La, e Mi-La è una cadenza perfetta in La maggiore. Per ottenere lo stesso suono abbiamo introdotto due accidenti (a loro), il Do diesis e il Sol diesis, che sul pianoforte son tasti neri. Tenete sin d'ora gli occhi aperti: il Sol diesis che grado è della scala di La? Il settimo bravissimi, e deve stare a un semitono dal La, per questo è necessario il diesis. Vedremo tutto in dettaglio quando costruiremo le scale maggiori ed il circolo delle quinte.
Se tornate poi ad ascoltare gli esempi precedenti di Vivaldi o Gino Paoli o Bach, noterete come le frasi iniziano con Do e terminano col Sol. Certo non si tratta di accordi secchi ma di arpeggi e melodie, ma il senso musicale è lo stesso (altrimenti la musica suonerebbe tutta uguale!).
Spesso ci si riferisce alle cadenze in base ai gradi che esse contengono: Sol > Do, dominante > tonica, quinto > primo, o in numeri romani V-I
. Si dice infine che il Sol risolve al Do, o che la dominante risolve sulla tonica - che non vuol affatto dire che una tipa in latex preferisca un cocktail senza il gin, mi raccomando!
Conclusione
Abbiamo incontrato un sacco di bella roba: accordi, gatte, triadi, Vivaldi, accidenti, cadenze perfette. Che volete di più? Tenete a mente che il linguaggio musicale si è evoluto attraverso i secoli e i continenti, ed è quindi pieno di incongruenze. I tentativi di riformarlo e renderlo coerente sono innumerevoli, e sono finiti tutti come l'esperanto, utopico esperimento di rinnovamento linguistico terminato come esercizio di stile sepolto dalla generazione del cringe e della repulsione per i boomer. Siate invece pronti ad abbracciarne ogni sfumatura, dalle note in italiano al gergo sassone, dai termini della musica classica a quella popolare.
Buon ascolto e buono studio!
Esercizi
Non c'è teoria senza pratica: a lavoro.
Accordi di tonica e corrispondenti dominanti
Per ogni tasto bianco del pianoforte, suonate l'accordo maggiore costruito su tale nota, ed il corrispondente accordo di dominante. Esempi visti nel testo:
Accordo di tonica (I ) | Accordo di dominante (V ) |
---|---|
Do maggiore | Sol maggiore |
La maggiore | Mi maggiore |
Importante: in parecchi casi dovrete usare anche i tasti neri per formare gli accordi maggiori, vedi il caso di La qui sopra.
Se poi vi sentite audaci, usate anche i tasti neri come note di base.
Soluzioni
Accordo di tonica (I ) | Note | Accordo di dominante (V ) | Note |
---|---|---|---|
Do maggiore | Do-Mi-Sol | Sol maggiore | Sol-Si-Re |
Re maggiore | Re-Fa#-La | La maggiore | La-Do#-Mi |
Mi maggiore | Mi-Sol#-Si | Si maggiore | Si-Re#-Fa# |
Fa maggiore | Fa-La-Do | Do maggiore | Do-Mi-Sol |
Sol maggiore | Sol-Si-Re | Re maggiore | Re-Fa#-La |
La maggiore | La-Do#-Mi | Mi maggiore | Mi-Sol#-Si |
Si maggiore | Si-Re#-Fa# | Fa# maggiore | Fa#-La#-Do# |
Nota: lasciate che il vostro orecchio giudichi la bontà del risultato. Ogni cadenza V-I deve suonare come Sol > Do. Provate poi a suonare le varie cadenze con la sensibile al canto seguita dalla tonica, ad esempio La>Re (Do# e poi Re al canto):
Trova la cadenza perfetta
Ascoltate e suonate i seguenti frammenti ed individuate le eventuali cadenze perfette:
Soluzioni
# | Commento |
---|---|
1 | Cadenza perfetta, Re > Sol. |
2 | Fa (in 2a inversione) > Do, vedremo che si chiama cadenza plagale. |
3 | La minore (7) > Re (7), seguirebbe naturale il Sol dopo (provare!): cadenza interrotta! |
3 | Mi > La minore. Non abbiamo visto ancora le tonalità minori, anche loro hanno cadenze perfette come in questo caso. |
Costruisci le scale maggiori al pianoforte
Suona al pianoforte le scale maggiori di Sol, Mi, Fa e La bemolle. Non importa la diteggiatura, ricorda lo schema TTS-TTTS ma soprattutto cerca lo stesso suono della scala di Do maggiore.
Scala di Sol maggiore
Scala di Mi maggiore
Scala di Fa maggiore
Scala di La bemolle maggiore
Sai riconoscere le cadenze?
Individua cadenze V-I
in musica che ti piace ascoltare e/o suonare.